Ci sono due modi di sopravvivere all’ultimo mese della campagna elettorale americana. Il primo è quello di possedere una specializzazione in psichiatria, il secondo è quello di leggere un articolo di Ezra Klein apparso sul “New York Times” un paio di giorni fa.
Solo uno psichiatra potrebbe spiegare come sia possibile che negli ultimi giorni abbia preso piede la voce secondo la quale gli uragani Helene e Milton, che hanno colpito in particolar modo la Florida, siano stati creati da una “macchina del tempo (atmosferico)” messa a punto dai democratici. La voce, che nasce nel subconscio degli uomini del sottosuolo che riversano ogni giorno in internet la loro spazzatura mentale, è stata fatta propria da Marjorie Taylor Greene, deputata della Georgia. MJT, come viene chiamata, ha fatto delle bufale la sua carriera. Una tra le tante è quella del 2018, quando ha detto che un incendio in California era stato prosotto da un “generatore solare spaziale” manovrato da una ditta che guarda caso si chiama PG&E, Rotschild & Co. (se c’è un Rotschild c’è una congiura).
In quel caso, non c’erano state minacce di morte ai signori del laser. Questa volta ci sono state. Alcuni operatori della FEMA, la protezione civile americvana, sono stati minacciati di morte e hanno dovuto sospendere le operazioni di salvataggio. Una signora con una vistosa felpa pro-Trump, intervistata da una televisione, ha detto: “Sì, io ci credo che il governo può causare gli uragani. Lo fanno per trovare il litio”.
Passiamo alla seconda modalità di sopravvivenza. È ormai di dominio pubblico, anche sui giornali italiani, che Kamala Harris ha perso terreno e lo perde ogni giorno di più, che la sua spinta si è esaurita e che gli elettori sono delusi dalla sua vacuità e dalla mancanza di proposte. Può darsi. Io però mi ricordo che le proposte di Obama, durante la sua campagna elettorale, non erano molto più concrete, anzi. Ma è pur vero che nel 2008 Obama ha vinto in gran parte perché John McCain sembrava totalmente perso davanti all’incombente crisi di Wall Street. E se a Kamala Harris non capita una simile fortuna (si fa per dire), che speranze ha di vincere?
Le stesse di qualche mese fa. Nulla di quello che è successo da quando Kamala Harris è diventata la candidata democratica ha smosso l’elettorato. Trascrivo qui una parte dell’articolo di Ezra Klein: “Una settimana prima del dibattito Harris-Trump di settembre, Harris era in vantaggio su Trump di tre punti. Poi c’è stato il dibattito, che da parte di Trump è stata la seconda peggior performance a memoria d’uomo [non so quale sia la prima, n.d.a.] Poi è arrivato un altro tentativo di assassinio di Trump, dopo la sparatoria durante un comizio elettorale a luglio. Poi la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 50 punti base. Poi Israele ha lanciato un’invasione di terra del Libano. Poi il dibattito sulle vicepresidenziali. Poi è arrivato un rapporto sui posti di lavoro sorprendentemente forte. In questo periodo, Harris ha pubblicato un opuscolo di 82 pagine di proposte politiche e Jack Smith, il consulente speciale che sta perseguendo Trump nel caso del 6 gennaio, ha presentato una memoria di 165 pagine che aggiunge nuovi dettagli sugli sforzi di Trump per ribaltare i risultati delle elezioni del 2020. Dopo tutto questo, Harris è ora in vantaggio su Trump di… tre punti”.
State tranquilli, prendetevi una pastiglia.