Gennaio 2025

Ma quindi, perché Musk ha fatto il saluto romano?

Fra quattro anni parleremo ancora degli USA come di una democrazia?

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Beh, insomma, lo sapete: durante il suo intervento all’Inauguration Day della Presidenza Trump, tenutosi il 20 gennaio alla Capital One Arena di Washington, Elon Musk ha fatto il saluto romano davanti a una platea in festa. Due volte. Ora, come sempre accade quando una figura di alto profilo fa o dice qualcosa che in teoria non si dovrebbe fare o dire, c’è stato chi ha smentito. Tipo Andrea Stroppa ovviamente, “il referente italiano di Musk”, che ha argomentato come la gestualità del magnate sudamericano sia condizionata dall’autismo da cui è affetto. In questo pezzo, però, il sottoscritto darà per certa la volontarietà del gesto da parte di Musk, un po’ perché altrimenti non potrei scriverlo, e un po’ perché – ammettiamolo – alla storia che non l’abbia fatto a posta non ci crede nessuno. Nemmeno Stroppa, direi, a giudicare dal post (poi cancellato) in cui esaltava il gesto di Musk inneggiando al ritorno dell’Impero Romano.

Posto allora che il First Buddy l’abbia fatto volutamente, ciò che mi preme davvero capire è: ma perché l’ha fatto? Potrebbe sembrare una domanda stupida, e magari lo è, ma io ve lo giuro: più ci rifletto e meno ne vengo a capo. Analizzando la cosa da un punto di vista comunicativo possiamo supporre che Musk abbia semplicemente fatto ciò che sa fare meglio, e cioè il troll. Con un fine, ovviamente, che poi è sempre lo stesso quando si ha a che fare con la strategia comunicativa della destra contemporanea (americana e non): incendiare il dibattito pubblico e incanalare scientemente l’attenzione su qualcosa, dirottandola da qualcos’altro. In questo caso, Musk avrebbe attirato l’attenzione di stampa e opinione pubblica su di sè per distoglierla dalle iniziative pratiche che la nuova Presidenza ha già preso: ad esempio, per citare solo le più gravi a mio parere, l’uscita degli USA dal trattato sul clima e la grazia concessa agli assaltatori di Capitol Hill.

Questa è la prima risposta che che m’è venuta in mente, ancor prima di dirmi: «Ehi, forse Musk è semplicemente, davvero, un nazifascista». Tuttavia, se anche il saluto romano fosse stato fatto per una ragione principalmente comunicativa e strategica, mi sono accorto che la domanda iniziale resterebbe inevasa. O comunque non del tutto evasa, insomma. Cioè, ok, diciamo pure che l’abbia fatto per trollare; ma perché proprio il saluto romano? Voglio dire, con tutte le cose che poteva fare per attirare l’attenzione, proprio questa doveva scegliere? Di seguito allora riporto alcune ipotesi premettendo che non sono necessariamente tutte serie, ma di certo nessuna è particolarmente rassicurante.

Ipotesi 1: «Ehi amico te l’ho già detto: Musk è semplicemente, davvero, un nazifascista».

L’ipotesi più intuitiva di tutte: l’ha fatto perché ci crede davvero. Questa tesi, del resto, sarebbe supportata da più elementi: Musk che approva post antisemiti, Musk che sposa tesi del suprematismo bianco, Musk che endorsa pubblicamente AFD e ogni partito di ultradestra europeo… Insomma, diciamo pure che negli ultimi anni il buon Elon le ha provate tutte per farci capire quanto apprezzi certi estremismi, e cioè tanto, salvo poi guardarsi bene dal dichiararsi apertamente fascista o nazista. Come tutti i politici di ultradestra che ambiscono a mantenere un vasto consenso elettorale, infatti, ha sempre mantenuto una semi-ambiguità sul tema e ha continuato a farlo anche dopo l’intervento alla Capitol One Arena, con un post enigmatico su X in cui ha parlato di “sporchi trucchi” dei suoi avversari.

Questa ipotesi potrebbe essere corretta come non esserlo, al momento non possiamo dirlo con certezza. Del resto, il talento di un bravo troll si vede proprio in quello: nella capacità di rendersi indecifrabile. A ben vedere, poi, che lui sia davvero fascista o meno non è davvero rilevante: la gravità del gesto e la pericolosità delle sue conseguenze rimangono le stesse in entrambi i casi.

Ipotesi 2: vuole farne il prossimo meme coin

Il secondo mandato Trump come un susseguirsi ininterrotto di meme coin da lanciare sul mercato delle criptovalute. Se quelli di Trump e Melania sono stati i primi, il prossimo – a rigor di logica – dovrebbe rappresentare proprio Elon Musk. D’altro canto, questa presidenza è destinata o no a essere la più turbocapitalista che abbiamo mai visto? Io credo di sì e quindi immagino che vorranno spremere soldi da qualsiasi cosa, compresi i momenti più memabili. Visto in quest’ottica, l’Inauguration Day allora ha costituito l’occasione perfetta per ispirare più di un meme coin della grande squadra di alleati e sostenitori di The Donald. Elon come al solito è stato il mattatore dell’evento, esibendosi a più riprese in pose ed esultanze bizzarre, a dir poco over the top, ma anche gli altri giganti della Silicon Valley meriterebbero il giusto riconoscimento. Del resto, hanno mostrato una prontezza encomiabile nell’aderire senza riserve alla visione politica del nuovo Presidente. In particolare, l’immagine di Zuckerberg che sbircia la scollatura di Lauren Sanchez con suo marito Bezos accanto, beh, sembra quasi fatta a posta. Personalmente vedrei benissimo anche un meme coin che raffiguri Meloni e Milei che scherzano insieme: credo possa essere una buona occasione per celebrare quella che, accidenti, sembra proprio una bella amicizia.

Nonostate tutti questi sforzi per bucare lo schermo, però, penso che niente potrà mai superare in memabilità il bacio mancato, un momento storico e francamente indimenticabile.

Per quanto riguarda il meme coin del saluto romano: un bel mezzo busto di Musk mentre esibisce il braccio alzato. La caption che accompagnerà l’immagine sarà, ovviamente, “My heart goes out to you”. Già mi vedo Elon che sghignazza al momento del lancio ufficiale.

(Ho pensato di inserire questa ipotesi un po’ per scherzo ma in realtà, a rileggerla, mi pare più che plausibile).

Ipotesi 3: l’ha fatto per qualche ragione in ottica lungoterminista

Avete presente il “lungoterminismo”, no? Per farla breve: la tesi filosofica per cui l’unica cosa che conta per l’umanità è la sua sopravvivenza sul lungo periodo, anche a costo di accettare il sacrificio di milioni di vite durante il percorso. Una corrente a cui hanno aderito con convinzione diverse personalità di spicco del contesto tech americano fra cui, naturalmente, il nostro Elon.

Musk allora potrebbe aver previsto, grazie ai suoi potenti mezzi e alla sua capacità di calcolo avanzata, che fare un doppio saluto romano in quel momento avrebbe aumentato le possibilità di sopravvivenza dell’umanità fra diecimila anni. È inutile provare a comprendere in che modo, perché noi non siamo Elon Musk. Non siamo il genio totale che i suoi tanti ammiratori esaltano continuamente, colui che ci porterà su Marte, ci metterà i chip nel cervello, salverà la civiltà ecc. ecc.

Insomma, questa tesi presuppone che Elon tenga molto a noi e che tutto ciò che sta facendo lo stia facendo solo per noi e per il nostro benessere… sul lungo periodo. Anzi: lunghissimo, più lungo è meglio è. Pertanto, non dovremmo far altro che fidarci della sua intelligenza e lasciarlo lavorare.

Ipotesi 4: l’ha fatto per entrare nei libri di storia

Quante persone conoscete che abbiano fatto il saluto romano in occasione di un discorso pubblico, rivolgendosi a una folla di migliaia di sostenitori? Poche, esatto, e sono tutte finite sui libri di storia. Ecco, forse Musk, che – ribadiamolo – è un genio totale, potrebbe aver calcolato proprio questo: che fare quel gesto in quel momento era il metodo più sicuro e infallibile per portarlo dritto dritto nei libri di storia. Del resto non è improbabile che questa sia sempre stata una delle sue maggiori ambizioni, non vi pare?

E allora pensateci: esiste un imprenditore nella storia che abbia raggiunto una fama e una riconoscibilità paragonabili a quelle che ha raggiunto Hitler, o Mussolini? Io non credo, e magari Elon deve essere giunto alla stessa conclusione. Ha pensato che portarci su Marte, metterci i chip nel cervello, ecc. ecc. non sarebbe bastato. Cavolo, nemmeno accumulare un patrimonio di quattrocentotrenta miliardi di dollari e diventare l’uomo più ricco di sempre sarebbe stato sufficiente per guadagnarsi un posto insieme a quei due…! E allora, ecco la trovata finale: emularli direttamente e tanti saluti.

Se questa tesi fosse corretta, io mi azzarderei anche a dire che dovrebbe esser riuscito nel suo intento. Voglio dire: mi sembra piuttosto plausibile che nei libri di storia del futuro troveremo, fra le pagine dedicate a questo folle periodo storico, la foto di Musk col braccio teso.

Ipotesi 5: un segnale di potenza

Ora, qui sopra ho fatto dell’ironia sulla definizione di “genio” che viene sempre e puntualmente appiccicata a Musk dai suoi ammiratori, talvolta senza entrare davvero nel merito di come abbia raggiunto i risultati che ha raggiunto, di quanto le disponibilità finanziarie e tanti altri fattori sociali e culturali abbiano influito. La verità è che anch’io credo che si tratti di una persona molto intelligente. Non so dire se sia davvero un genio pazzesco o meno – non ho nemmeno le competenze per esprimermi in merito -, ma sicuramente stiamo parlando di qualcuno in grado di calcolare le conseguenze delle sue azioni e di sfruttare la propria immagine per ottenere ciò che vuole. 

Allora, per capire come mai abbia fatto il saluto romano, cerco di riflettere su quali vantaggi reali questo gli abbia garantito. Dal punto di vista politico, è sembrata un’arma a doppio taglio: da un lato, il gesto ha sicuramente contribuito a rafforzare il legame con la parte più violenta ed estremista dell’elettorato di Trump, una mossa in continuità con la decisione di liberare gli assaltatori di Capitol Hill. Dall’altro, però, esporsi così sin dal giorno zero del mandato è anche pericoloso, poiché si corre il rischio di alienarsi troppe forze e settori che potrebbero invece tornare utili. Eppure, a Musk – e men che meno a Trump – non sembra fregare granché del rischio di contraccolpi.

Ecco, allora mi son detto che forse l’obiettivo principale di quel gesto è proprio questo. Non solo attirare l’attenzione dei media, non solo fare l’occhiolino a estremisti e suprematisti bianchi, ma anche e soprattutto mandare un messaggio agli Stati Uniti e al mondo. Dire a tutti, se ancora non fosse chiaro, che lui – e per estensione il nuovo Governo, gli oligarchi e tutti coloro che lo sostengono – non ha paura di nulla. Non c’è niente che non possa permettersi adesso che Trump è salito al potere, su nessun piano: economico, etico, politico… Loro, insieme, possono tutto. E segnalandolo in modo così fragoroso già dal primo giorno, dice anche un’altra cosa: mettetevi l’anima in pace perché siamo solo all’inizio. 

Messa così, voi riuscite a immaginarvi come saranno le cose a fine mandato? Se già abbiamo smesso di parlare degli USA come della più grande democrazia del mondo, qualcuno di voi si sente sicuro al cento per cento che fra quattro anni ne parleremo anche solo come di una democrazia?

Che dire, forse conviene davvero diventare tutti lungoterministi e sperare che le cose andranno meglio sul lungo, anzi lunghissimo periodo. Perché sul breve, al momento, non sembra butti benissimo.