Febbraio 2025

Dries, i giorni del pensiero cagnolino

Opinioni di un cane. Una serie a quattro mani

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Per strada ogni tanto qualcuno mi ferma e chiede: ma che razza è? Colpisco, modestamente. Nelle risposte sento dire meticcio, bastardino; non sono parole di mio gradimento. Io direi piuttosto che sono un cane antologico, poiché ho preso il meglio da diverse razze. Le mie origini rimangono avvolte nella leggenda, e non ci sono prove certe della mia provenienza: ma le prove certe sono per gli incompetenti. La leggenda mi vuole figlio, da parte di madre, di una sfolgorante golden retriever con l’allure di una diva; da parte di padre, di un focoso piccolo corgi che non ebbe paura di arrampicarsi pur di assicurare alla sua progenie il futuro di avvenenza che mi sto infatti godendo. Dal ramo materno ho preso l’inclinazione per la vita comoda, e il gusto un po’ vezzoso per l’eleganza e la bellezza. Da quello paterno, un tratto di eccentricità tipicamente britannico, unito a una certa ruvidezza selvatica.

Per questo, capirete che quando mi trovo di fronte un cane in cappottino, in maglioncino o in paltò, provo sentimenti misti: una schietta ammirazione per la squisita fattura di capi che sarebbero senz’altro piaciuti alla mamma, ma anche un gran fastidio per l’indulgere dei miei simili alle mollezze della vita addomesticata. E questo, naturalmente, è il segno di papà.

Ora, mi è capitato di recente di dover rivedere le mie opinioni sulla questione dell’abbigliamento canino. È successo perché ho letto un libro. Vi chiederete, ma i cani leggono libri? Ebbene sì, se hanno desiderio di ampliare le loro vedute, i cani leggono libri. Naturalmente, libri che parlino di cani, in belle edizioni annusabili.

Il libro di cui parlo è Dries, i giorni del pensiero cagnolino. Ora, non saprei quali altre forme di pensiero esistano oltre a quello cagnolino, quindi mi è venuto anche il sospetto che si tratti di un gioco di parole. Dries è, come me, un cane antologico. Nel libro, il signore che si prende cura di lui dimostra di volergli un gran bene, il che gli fa onore. Racconta delle molte cose che Dries gli ha insegnato, e ho apprezzato anche questo: spesso gli umani sono proprio duri di comprendonio, e addestrarli è disperante. Comunque, salta fuori che questo signore era contrario come me all’abbigliamento per cani, finché non ha capito che Dries, che è mingherlino e ha il cuore molto vicino al terreno perché è alto un soldo di cacio, d’inverno sente freddo e trema tutto. Così ha deciso, dopo molti tentativi di allacciargli cappottini che rimanevano pendenti e scalcagnati, di infilargli un maglione blu a collo alto, molto elegante. Io freddo non ne sento mai, perché papà veniva dalla brughiera e mamma mi ha regalato una pelliccia fin troppo calda, alle latitudini a cui vivo: pensate che è la stessa che usano i nostri parenti sulla costa del Maine, dove vive il ramo statunitense della famiglia. Ma da quando ho letto di Dries e del suo maglioncino blu, mi sono detto che alla fine non c’è niente di disonorevole, per un cane, ad approfittare di questi ritrovati del progresso. D’altronde il cane è la misura di tutte le cose, di quelle che abbaiano in quanto abbaiano e di quelle che non abbaiano in quanto mordono.

Emilietti

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